Si indaga sul tentativo di acquisizione di un fondo sloveno
7 febbraio 2022: Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chinè, inviò una Pec al procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, dopo aver ricevuto una segnalazione dal numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina. Nell’allegato una relazione firmata da Susanna Isgrò e Paolo Bertoli, i due trustee chiamati a gestire quell’entità transitoria – il trust “Salernitana 2021” dopo la promozione in serie A per le regole sulla multiproprietà. Ma prima dell’acquisizione da parte di Danilo Iervolino (con la Idi srl), non mancarono le criticità. Ed è per questo che Isgrò e Bertoli fecero la segnalazione a Gravina, passata al procuratore Chiné per poi trasmetterla alla Procura ordinaria lo scorso 7 febbraio. Segnalare un possibile tentativo di truffa sull’acquisizione del club.
È uno dei retroscena, come svela il Quotidiano La Città oggi in edicola, che emerge nell’indagine della Procura di Tivoli sulle presunte plusvalenze fra la società granata e la Lazio nel corso della gestione Lotito-Mezzaroma (oltre ai due ex patron granata, sono indagati gli ex amministratori del club, Luciano Corradi e Ugo Marchetti, il già ds dell’ippocampo, Angelo Fabiani, l’ormai ex ds della della Lazio, Igli Tare, i dirigenti biancocelesti Marco Moschini e Marco Cavaliere), fascicolo aperto dopo una segnalazione – datata 3 novembre 2021 – da parte dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia al nucleo di polizia economico finanziaria di Roma della Guardia di finanza che evidenziò alcune potenziali criticità sulla gestione della Salernitana, in particolare sulla costituzione del “Trust Salernitana 2021”. Segnalazione dovuta perché si riteneva di “non poter escludere che le somme conferite nel trust fossero frutto di illeciti”. Solo da lì sono poi iniziati gli approfondimenti anche sui trasferimenti “sospetti” dei calciatori (sette in totale, tra gli altri quelli di Sprocati, Casasola e Akpa-Akpro”. Una situazione che fu “notata” anche da Iervolino che, poco dopo la sua entrata in scena, fece mettere agli atti – già il 13 gennaio del 2022, nel corso della prima “nuova” assemblea dei soci – la sua presa di distanza dalla precedente gestione, sottolineando anche la necessità di attivare “ogni più ampia azione per gli approfondimenti contabili”.
Il 7 febbraio 2022 il procuratore Figc inviò la relazione di Isgrò e Bertoli alla Procura di Roma. “Ritenendo che sia d’interesse di questa Procura, trasmetto copia della relazione inviata al presidente della Figc e redatta dai trustee della Salernitana”, la premessa di Chinè. “In particolare dalla relazione sembrerebbero evincersi irregolarità, sia formali che sostanziali, delle offerte che risulterebbero riconducibili, verosimilmente, ad uno stesso soggetto: Stefano Marcolini, direttore generale della Private Value Asset Management Sa (società con sede in Svizzera) e “beneficiario effettivo” della Global Pacific Capitale Management doo (società con sede in Slovenia)”. Anche questi nomi sono noti: nelle ore successive all’ok all’acquisto del club da parte di Iervolino, infatti, il legale della Pvam, Francesco Paulicelli, annunciò di essere pronto a presentare un esposto alla Procura di Salerno sulla cessione della società. «Il fondo si è visto rifiutare due offerte per l’acquisizione del club – di 38 milioni in titoli obbligazionari bancari e di 26 milioni cash – superiori a quella di Iervolino», la motivazione per giustificare l’istanza da portare all’attenzione della Procura guidata da Giuseppe Borrelli. Vicenda che fu dettagliata con tanto di errori sulla documentazione corretti in corso d’opera e di mancato riscontro al “no” alla loro proposta da parte del trust.
I trustee – come scrisse Chiné nella comunicazione al procuratore di Roma – hanno concluso che “al momento e per i motivi esposti, non si può escludere, oltre a un possibile tentativo di truffa ai danni del Trust Salernitana 2021, anche di una simulazione di titolarità con operatività di acquisizione con fondi esteri e/o strumenti finanziari di provenienza non certa, finalizzata al trasferimento per l’acquisto di una società di diritto italiano”». Bertoli e Isgrò, dunque, ipotizzavano – oltre alla possibile truffa – anche che dietro quelle offerte, in realtà, ci potesse essere qualche altra persona rispetto a chi, realmente, aveva firmato la documentazione.