La suggestione del passato per Filippo Inzaghi da battere per regalarsi un presente meno cupo. Oltre al mortificante ultimo posto in classifica, alle undici sfide di campionato senza vittorie e al tabù trasferta da infrangere, per la Bersagliera e in particolare per alcuni protagonisti arriva il carico extra, ulteriore benzina per provare ad espugnare il Mapei Stadium.
Per Filippo Inzaghi, il Sassuolo rappresenta il colpo di fulmine mancato, la grande prima opportunità da professionista come allenatore rispedita al mittente per amore del Milan. Era il gennaio 2014: Super Pippo dirigeva la Primavera del Milan con ottimi risultati. Gli emiliani mettono gli occhi sull’ex bomber e dopo un lungo corteggiamento sferrano l’assalto decisivo. Tentativo però vano, perché Inzaghi fu fermato dalla dirigenza rossonera, pronta ad affidargli la panchina della prima squadra dopo l’avventura altalenante con Seedorf in panchina. “Furono Galliani e Berlusconi a dirmi di no. Avevo un dovere verso di loro, quindi mi sono adeguato alla loro volontà. Forse se mi avessero detto “decidi tu”, avrei scelto diversamente”.
Sliding doors di una carriera che hanno visto Inzaghi coronare il suo sogno di allenare il Milan prima di girovagare per l’Italia, ringraziando anche pubblicamente il Sassuolo per quell’attestato di stima così importante. Ora per il tecnico emiliano c’è la missione Salernitana, con una rincorsa salvezza da avviare a partire proprio dalla trasferta di Reggio Emilia, contro un avversario mai superato in trasferta nei tre precedenti da allenatore di Milan, Bologna e Benevento.