“Il mio calcio furioso e solitario”. Dino, tifoso della Salernitana, stringe tra le mani il libro di Walter Sabatini davanti ai cancelli del Centro Sportivo Mary Rosy. “Ho saputo che c’è il direttore e volevo un suo autografo”. In una borsa che ha al braccio contiene una bandiera piegata con l’immagine del dirigente umbro sulla panchina granata stampata su tela. La figura di Sabatini si materializza alle 17.00 all’interno dell’auto guidata dal fido Pietro Bergamini, dopo un pomeriggio vissuto a bordocampo per osservare da vivo la sua Salernitana.
Come racconta “La Città di Salerno”, lo scambio è velocissimo: Sabatini stringe la sua biografia, la autografa, si scambia un cenno con il tifoso e va via. Un sospiro per il dirigente mentre il cancello del quartier generale si chiude alle sue spalle. Tanto basta però a Dino per ottenere quella firma, leggere le dedica e lasciarsi andare ad un pianto di commozione. Un episodio simbolico, fotografia dell’alone da personaggio mitologico sotto l’aspetto sportivo che ha rapito l’intera tifoseria, con l’immagine macchiata solo in parte dall’esperienza bis fin qui avara di soddisfazioni.