Una promessa d’amicizia poi diventata gemellaggio. Pronto a rinnovarsi ancora una volta, a 41 anni da quel 25 settembre 1983. Salernitana e Bari si ritroveranno in una gara ufficiale dopo oltre 6 anni. L’amichevole dello scorso 31 luglio al San Nicola, e il test match (insieme alla Reggina nel triangolare del Siberiano del 2019), le occasioni per rinsaldare tra i due popoli un rapporto fraterno. Che ora sarà rinnovato all’Arechi (dove è atteso il record stagionale di presenze), l’ultima volta finì 2-2 (novembre 2017, doppietta di Alessandro Rossi).
Ma come nacque il gemellaggio? Leggenda vuole che in principio fu un fumogeno. Di colore viola, i supporters del Bari furono tra i precursori in tutta Italia, i primi a usarli. A Salerno piacquero particolarmente, e una richiesta d’informazioni diede vita alle prime basi gettate per un’amicizia.
La scintilla? L’ospitalità da parte degli ultras biancorossi nei confronti di quelli granata, in occasione di una sfida tra le due formazioni allora impegnate in serie C1 nei primi anni ’80, che diede di fatto il via.
L’accoglienza andò al di là di ogni aspettative, facendo nascere un rapporto strettissimo e portato avanti dalle nuove generazioni delle rispettive torcide, un rapporto capace di andare anche oltre il calcio e di coinvolgere due città più che due tifoserie, che si sono riscoperte più simili di quanto pensassero.
Dallo stadio della Vittoria al Vestuti, passando per il San Nicola e l’Arechi, tra quattro decenni e diverse generazioni. Che a distanza di quasi mezzo secolo si preparano per tornare a cantare in coro, con accenti diversi ma con uguale passione e attaccamento alle proprie radici, “Bari e Salerno alè”.