Salernitana, Breda ai ragazzi di Giffoni: “A Bari per vincere! La mia gioventù e il sogno da calciatore! Ora con i giovani…”

Le parole del tecnico a Giffoni Valle Piana: "Vittoria col Modena essenziale"

Roberto Breda apre il libro dei ricordi ma non perde di vista l’attualità. “A Bari andiamo per vincere”. Il tecnico parla a cinquecento bambini del territorio in occasione dell’evento “Giffoni in A Day”. Una vera e propria festa, con autografi e selfie ricordo, ma anche un lungo viaggio nel suo passato da calciatore. Prima però l’attualità: “Vittoria sul Modena importante. Siamo stati uniti, abbiamo preso consapevolezza delle cose che non hanno funzionato e ci siamo regalati un bel pomeriggio che ci ha trasmesso fiducia.

Bari? Andiamo lì con la voglia di misurarci e di provare a dare il massimo. Mi arrabbio quando mi dicono “Questa è una partita che bisogna vincere” perché lo trovo poco rispettoso per gli avversari. Ai miei ragazzi dico che bisogna fare di tutto per vincere. In questa settimana il messaggio è quello di fare il massimo risultato a Bari perché sarebbe un passo importante per noi.

L’essere allenatore? Mi piace più adesso da allenatore che prima da calciatore. Fare l’allenatore vuol dire provare a dare una mano ai ragazzi, farli crescere, aiutare a realizzare i loro sogni. Avere ragazzi che seguono la tua idea è stimolante, sapere che danno il massimo in campo e lottano per raggiungere un obiettivo mi piace davvero tanto.

Energia? Ci metto tantissimo energia. La notte ho un quaderno dove appunto alcuni aspetti che penso. Se ti piace quello che fai non ti costa fatica, anzi lavori per risolvere se qualcosa che non va. Mi arrabbio con i miei figli quando mi dicono che sono stanchi perché in ogni cosa devi metterci tutto te stesso.

Esperienza da calciatore? Ho scelto il calcio all’epoca perché non c’erano tanti sport. Ho sempre avuto passione per il calcio. Sono cresciuto tanto soprattutto quando mi sono aggregato ai grandi. Sono andato alla Sampdoria come un premio. Sembrava difficile ma a 18 anni mi sono ritrovato a giocare in serie A.  Quando dico che mi sento un privilegiato è anche per il percorso che ho avuto. Quando ho iniziato a giocare fuori, mio padre mi chiedeva sempre ad ora di pranzo per sapere come ero andato a scuola. Allenare la testa significa diventare calciatori più bravi. C’erano tanti ragazzi come me che non studiavano, si sono concentrati solo sul calcio e poi non sono riusciti ad emergere. Per questo motivo, se volete diventare bravi allenate soprattutto la testa attraverso lo studio.

Idolo? Era Platini, però era tanti anni fa e non era il mio ruolo. Tra quelli che ho incontrato da avversario il più forte era Zidane perché era tecnicamente forte ma anche un armadio. Erano anni d’oro per il calcio italiano: c’erano Ronaldo, Del Piero, Totti”.

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