Parola d’ordine “equilibrio”. La chiedeva all’inizio della sua avventura Roberto Breda, prima ancora di prendere tra le mani il volante di una Salernitana con il freno a mano tirato, impaurita dall’incubo serie C. L’ha ripetuta il direttore sportivo Marco Valentini. Ora però per la squadra granata c’è da accelerare l’iter per ristabilirsi, fondamentale per non accumulare ritardo in classifica che renderebbe l’obiettivo salvezza ancora più complicato.
Per questo motivo, nel nome dei messaggi di unità rilanciati dal ds Valentini, ora per la Salernitana è anche ora di aggrapparsi alle proprie certezze. Quelle che mancano a centrocampo, unico reparto con le gerarchie che cambiano di settimana in settimana. Fin dal suo arrivo, Breda ha confermato solo due volte il pacchetto centrale, con l’undici di Brescia confermato senza fortuna anche a Carrara, affidandosi al terzetto Amatucci, Caligara, Tongya. Poi sempre modifiche, sempre per la batteria di mezzali, lasciando ad Amatucci il ruolo di regista e di unico intoccabile in cabina di regia.
Poi il valzer degli interni: con il Sassuolo toccò alla coppia Reine Adelaide-Maggiore, con la Reggiana ancora con il francese insieme però a Tongya. A Pisa invece scoccò l’ora di Girelli insieme a Tongya, quest’ultimo riconfermato anche con la Cremonese quando Breda schierò Stojanovic nell’insolita posizione di mezzala. Poi la titolarità di Caligara, prima con Tongya dall’altra parte di campo con Carrarese e Brescia e poi con il rilancio di Reine-Adelaide per la sfida con il Frosinone. Con il francese la Salernitana aveva anche pensato ad un 3-4-2-1 più offensivo. Scelta che non ha pagato, “togliendo riferimenti” come ammesso da Ghiglione, con il tandem Amatucci-Caligara in affanno, costretti ad invocare l’innesto prima di Tongya e poi di Zuccon.