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Salernitana, Iervolino assente, Milan smentisce Liverani: confusione sovrana e tanti dubbi sul futuro…

Il silenzio assordante del presidente preoccupa più della retrocessione

Un posto vuoto, e un silenzio assordante, che fanno da cornice ai fischi sonori per Candreva e compagni dopo il 90‘. Loro, almeno una parte dei calciatori della Salernitana, hanno provato quantomeno a metterci la faccia, beccandosi cori all’insegna del “vergognatevi” o del “mercenari” da parte della Curva Sud Siberiano.

Al termine di una gara che condanna virtualmente la Salernitana alla retrocessione in serie B, di contro, c’erano le poltroncine della tribuna autorità vuote. Assente ingiustificato, Danilo Iervolino, trinceratosi dietro un silenzio allarmante, che di certo non aiuta a fugare dubbi non tanto sul presente (che è sotto gli occhi di tutti), quanto sull’immediato futuro.

Assente a San Siro, il presidente del club granata ha marcato visita anche ieri, affidando al “solito” Maurizio Milan le reazioni nel dopo-partita. Un uomo di classe, apprezzato da tutto l’ambiente l’ad dell’ippocampo, che però non può trovare sempre la formula magica per assolvere a colpe e mancanze altrui. Le ultime dichiarazioni di Danilo Iervolino sono state affidate, a poche ore dal fischio di inizio di Salernitana-Roma (29 gennaio, un mese fa), a Radio Manà Manà, emittente capitolina.

Per trovare le ultime parole rilasciate ai tifosi granata, e alla stampa locale, si deve invece risalire alla conferenza stampa su Zoom del 14 dicembre, dopo il ko con il Bologna e la contestazione dei supporters granata, quando, senza mezze remore, affermò tra le altre cose di voler combattere fino alla fine per la salvezza della Salernitana, e di esser disposto – ipse dixit – a “morire con la spada in mano”. A oltre due mesi di distanza, a silenzio interrotto solo per il bentornato a Sabatini e per i durissimi sfoghi contro il mondo arbitrale, verrebbe da pensare al detto “sciabole appese e foderi a combattere”, considerato il progressivo e sempre più lampante distaccamento dalle cose granata.

Serve una presa di coscienza immediata, non tanto su una stagione disastrosa (che può capitare a tutti, nonostante una marea di errori ampiamente evitabili), quanto sull’immediato futuro, almeno per provare a ripartire dalla consapevolezza che gli errori si possano trasformare in esperienza. Il modello di azienda verticale più volte ribadito non ha reso secondo le aspettative, e le parole di Milan di ieri ne sono un esempio nitido. Che senso ha rivangare contro i procuratori dei calciatori, rei, secondo il dirigente, di aver garantito sulle prestazioni dei propri assistiti? Quale agente avrebbe il coraggio di alzare dubbi o non decantare qualità tecniche e morali di un calciatore seguito, sul quale si arricchisce? Dopo le battaglie dei mesi scorsi all’intera categoria, possibile ora fidarsi così ciecamente?

E ancora, tirando in ballo la dignità, come si fa a distanza di nemmeno dieci minuti, a fornire due versioni sull’impegno della squadra totalmente agli antipodi? Fabio Liverani ha difeso i suoi ragazzi, ribadendo di non aver nulla da imputare alla squadra, che a suo avviso, aveva lottato nonostante la sconfitta. Di tutt’altro tenore il pensiero del dirigente granata, deluso, a nome dell’intera proprietà, soprattutto dal mancato onore riservato alla maglia. Dichiarazioni, che farebbero, già oggi, saltare ancora una volta il banco, quantomeno per inseguire una forma di coerenza che raramente si è vista nel corso di questa stagione.

Serve chiarezza, una volta per tutte, e non tanto per la dignità di un campionato che sembra trasformarsi in un’infinita agonia, quanto per provare a rifugiarsi almeno nelle speranze di un futuro un po’ più roseo. Soprattutto mentre si rincorrono sempre più voci su un possibile disimpegno, sulla ricerca di un exit strategy, e su una progressiva perdita di interessi sempre più insistenti. Voci, per la verità, smentite puntualmente dall’ad Maurizio Milan. Il cui garbo e la signorilità non possono però compensare il peso di un silenzio assordante, quello del diretto interessato. Quello di Danilo Iervolino…

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