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Salernitana: si chiude l’era 7%, a Paulo Sousa il compito di aprirne una nuova. Ma ora zero alibi

In un Arechi da minimo storico il debutto del nuovo allenatore, chiamato a riaccendere l’entusiasmo di una piazza

Dalla Lazio alla Lazio. Dal picco probabilmente più alto della gestione targata Davide Nicola, alla prima senza l’ormai ex tecnico granata in panchina a un anno dal suo arrivo alla Salernitana. Partirà infatti proprio contro i biancocelesti la nuova era dell’ippocampo, con il debutto del nuovo allenatore Paulo Sousa in un Arechi la cui risposta sarà a dir poco freddina (meno di 15mila spettatori e probabile minimo stagionale, nonostante tariffe ribassate e gara in programma di domenica alle 15).

Al tecnico portoghese il compito di provare a convincere gli scettici e riaccendere l’entusiasmo della piazza, così come quello di trasportare la Salernitana in un’altra era. Archiviata definitivamente la favola del 7% con l’addio di Nicola e del suo staff, l’idea di progetto che Danilo Iervolino ha in testa passa inevitabilmente da una salvezza il più tranquilla possibile.

Zero alibi, l’ha ripetuto ancora una volta il ds Morgan De Sanctis alla presentazione del trainer lusitano, vien da pensare che l’ammonimento sia rivolto principalmente ai calciatori. Al netto di un esonero ineccepibile dal punto di vista tecnico e gestionale (e forse addirittura tardivo), Nicola ha pagato per tutti, anche per una squadra che non ha saputo mostrare il fuoco sacro e lo spirito messo nella miracolosa rincorsa dello scorso anno. D’altronde, svuotata  (forse troppo frettolosamente), di molti dei principali protagonisti, il cui ritorno è rimasto solo paventato (da Djuric a Verdi, da Zortea a Ranieri), la linea di continuità da quel 22 maggio che nessuno dimenticherà, sembrava essersi spezzata già da un po’.

Morgan De Sanctis non è Walter Sabatini, e probabilmente mai lo sarà. E l’allestimento dell’organico è forse l’ultimo dei paragoni da fare (anche in virtù di una scelta fatta per valorizzare ulteriormente i giocatori in rosa), non lo è per carattere, per carisma, per modo di intendere il ruolo. E probabilmente Salerno non aspettava altro che l’occasione per evidenziarle queste differenze, anche perché l’addio fragoroso dello scorso 2 giugno non è stato ancora pienamente digerito.

Anche per lui la scelta di Paulo Sousa rappresenta un esame importantissimo, dopo una diversità di vedute pressoché totale con Davide Nicola, dal punto di vista tattico, tecnico e progettuale, ma che ha fatto storcere il naso per il mancato supporto e una chiacchierata guerra interna che non ha giovato nessuno.

Dal sogno impossibile al bel gioco, dalla necessità di volare bassi alla voglia di tornare a guardare verso l’alto, dall’obbligo di non fallire una salvezza che sarebbe un suicidio per management, proprietà e dirigenza, all’ambizione di dar finalmente il via al progetto più volte sbandierato, e sognato, si chiude definitivamente un’era, sperando di entrarne in una nuova…

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