Nemmeno 40 giorni. Tanto è durata la fugace e infruttuosa avventura di Fabio Liverani sulla panchina della Salernitana. Poco più d’un mese, il tempo trascorso da allenatore granata, disastroso, per il trainer romano, come confermato dai numeri, che pure non dicono tutto.
Un solo punto in 5 giornate, 4 sconfitte pesantissime, 12 i centri subiti ed appena 3 quelli fatti, in due sole gare a segno. Mai realmente a suo agio sulla panchina, per sua stessa ammissione Liverani sembra aver capito solo dopo il suo arrivo le reali problematiche che attanagliano ormai da mesi la Salernitana. E il discorso tecnico forse è solo uno dei tanti aspetti negativi di una stagione maledetta.
Se Liverani era stato scelto in prima persona dal dg Walter Sabatini, perché, ipse dixit, “è pieno di idee, e dovrà essere bravo a creare un gruppo”, la missione si può dire ampiamente fallita. Cambi discutibili, atteggiamento mai realmente “euforico o disperato”, anzi più d’un tifoso ha storto il naso per il mancato assalto a Udine con un uomo in più o per le sostituzioni ruolo per ruolo, senza rischiare mai davvero il tutto per tutto, Liverani non ha lasciato alcuna traccia di sé, tutt’altro.
Dopo la prima settimana e il ko all’esordio con un’Inter schiacciasassi tutti si aspettavano di più, e invece niente. La sensazione è che lo stesso tecnico abbia iniziato a crederci sempre di meno, come apparso poi lampante nell’ultima conferenza stampa della sua gestione, quella alla vigilia della gara persa con il Lecce. Probabile che le tensioni di uno spogliatoio logoro abbiano definitivamente spento le già poche speranze granata, il caso Dia, il ritiro punitivo e altre situazioni non hanno di certo aiutato. Doveva provare a dominare problematiche, le problematiche hanno invece travolto lui. Infine il ko che ha messo fine alla sua gestione, quello con il Lecce. Come fosse uno scherzo del destino la Salernitana di fatto non ha subito un tiro in porta, mettendo sotto, specie nel primo tempo, un avversario tutt’altro che irresistibile, non riuscendo però interrompere la maledizione. Che ora costa l’esonero, il terzo stagionale dopo quelli di Paulo Sousa e Filippo Inzaghi, nella speranza di poter dare un finale dignitoso a piazza e tifoseria. Toccherà a Stefano Colantuono provarci…